“Dio ha deciso” (“God made the decision”). Sono queste le parole che Donald Trump ha proferito a commento della decisone con cui, la Corte Suprema degli Stati Uniti, ha abolito la storica sentenza Roe contro Wade, del 1973, che legalizzava l’interruzione di gravidanza nel Paese.
La sentenza è stata accolta da Trump e dai suoi sostenitori, specie dell’area cattolica intransigente e tradizionalista, come “volontà di Dio”. La forzatura non è assolutamente nuova nella storia dei rapporti tra Stati e comunità di fede religiosa (ebraica, cristiana, musulmana, per citare quelle monoteiste). Quando una legge o una decisione governativa sembrano coincidere con la visione individuale religiosa, del mondo e della storia, sorge sempre qualche paladino della causa che deve suggellare il tutto dicendo che “Dio è dalla nostra parte”. Ma è proprio così?
Le esperienze storiche ci insegnano che strumentalizzare il nome di Dio, e renderlo “autore” di alcune scelte, molto spesso nasconde il progetto di “attuare” la religione pienamente in uno Stato. E questo progetto si chiama teocrazia. Si tratti di alcuni settori della destra ebraica o di veri e propri stati nel mondo islamico, o di correnti cristiane estremiste (cattoliche, ortodosse, protestanti che siano) il fattore teocratico è quello emergente.
In altri termini, un fatto è riflettere su natura e finalità della comunità politica alla luce della propria religione, un altro agitare rosari nei comizi o citare sentenze costituzionali per cercare di prendere voti.
Ciò che sembra spesso dimenticato è il lungo cammino storico che ha portato le democrazie moderne a sancire laicità e autonomia nelle loro carte costituzionali. Gli Stati Uniti si sono sempre contraddistinti per il grande rispetto delle opinioni personali e delle scelte religiose (Primo emendamento). Un cambio di rotta diventa estremamente preoccupante.
La debolezza culturale di ampi strati della popolazione, fa emergere leader come Donald Trump, che fa incetta di voti in zone povere, con scarsa cultura, popolate di bianchi timorosi di perdere spazio a scapito di altre etnie; ma lo stesso succede in Francia, come in Italia e altrove.
La laicità dello Stato è un baluardo da preservare, ovunque. Nel caso italiano la Costituzione sancisce: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani” (articolo 7). Nella Gaudium et spes, uno dei principali documenti del Concilio Vaticano II, si afferma che: “La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo”. Il Concilio continua spiegando che Chiesa e Stato non vanno confusi, ma distinti nella loro autonomia e indipendenza e che ambedue, a titolo diverso, sono a servizio della “vocazione personale e sociale” di tutti.
Lo Stato ha il dovere di evitare ingerenze e strumentalizzazioni delle religioni o di altri poteri ad essi equiparati, come le ideologie totalizzanti o i nuovi populismi, e creare sempre uno spazio comune per il dialogo e il confronto.
Riusciremo ad avere stati democratici rispettosi della coscienza di ciascun cittadino, nessuno escluso?
P.S.
Sulla religiosità di Trump ognuno può farsi un giudizio, leggendo qualche sua biografia, compresa una serie di quattro puntate su Netflix.
Tiziano Conti