Lo stress e la malattia come elementi naturalmente presenti nella vita di ognuno di noi: tali momenti critici possono rappresentare, in alcuni casi, delle occasioni per crescere e rafforzare la propria resilienza, portando ad un cambiamento psicologico positivo.
Studi recenti hanno messo in evidenza come alcuni individui, costretti ad affrontare eventi particolarmente dolorosi, non solo mostravano di resistere alle circostanze, ma abbiano anche intrapreso un cambiamento positivo. Due psicologi, indagando la natura di tali processi, hanno sviluppato un modello teorico, coniando il termine “Crescita Post Traumatica”: si tratta di un cambiamento psicologico positivo come risultato di una lotta contro circostanze di vita altamente impegnative e sfidanti (Lawrence G. Calhoun e Richard G. Tedeschi, University of North Carolina, 2004).
Negli ultimi 20 anni sono stati condotte oltre 300 ricerche per approfondire il tema del processo di crescita post-traumatica. Gli autori hanno riscontrato come oltre il 70% dei sopravvissuti ad un trauma abbia riportato una crescita psicologica positiva.
La vita riserva molti momenti negativi, ma il dolore può trasformarsi in qualcosa di positivo, assumendo forme diverse e rivestendosi di contenuti positivi: può tramutarsi in devozione verso la vita, può indurci a cercare nuove strade per vivere meglio secondo i nostri desideri, può rafforzare legami preesistenti e consentire di allacciarne di nuovi. Il dolore può rendere la nostra vita spirituale più ricca e intensa e creare connessioni con l’intimo e con qualcosa di più grande.
Gli studi psicologici sull’argomento hanno portato alla luce risultati inaspettati: chi ha affrontato degli eventi traumatici generalmente è più empatico ed altruista.
Migliorare nel profondo la propria vita in seguito ad un trauma è possibile per alcuni, mentre risulta più difficile per altri, che invece soccombono ad esso. Ma com’è possibile che alcune persone ne restino schiacciate, mentre altre rifioriscono?
Nei loro studi Tedeschi e Calhoun spiegano che la crescita post-traumatica, in qualunque forma si presenti, può costituire “un’esperienza di miglioramento che per alcune persone si rivela molto profonda”.
Il trauma riduce a brandelli la nostra visione del mondo, le nostre idee e scuote la nostra identità. È come se le fondamenta dei nostri pensieri e delle nostre convinzioni andassero in mille pezzi a causa della forza dell’impatto traumatico subito.
“Un evento psicologicamente “sismico” può far vacillare, minare o ridurre in macerie molte delle strutture schematiche che hanno guidato la nostra comprensione delle cose, le nostre decisioni e il senso che diamo al mondo”, spiegano gli studiosi. In questi casi si può parlare di “Sindrome da stress post traumatico” (PTSD).
La tristezza, il dolore, la rabbia, l’ansia sono reazioni molto comuni al trauma e la crescita si presenta contestualmente a tali emozioni contrastanti, non al loro posto. Il processo di crescita può essere considerato come un metodo di adattamento a circostanze particolarmente avverse e può essere molto arduo: per renderlo possibile, è necessario che avvenga un distacco, è necessario che la persona si allontani dagli obiettivi più radicati, dalle proprie convinzioni mentre si costruiscono nuovi obiettivi, nuovi schemi e significati.
Sopravvivere ad trauma significa riconoscere i propri progressi e credere nelle proprie capacità, ridefinendosi nel modo più autentico, più fedele al proprio io più profondo e al proprio percorso di vita.
C’è sempre spazio nella nostra vita per intraprendere un cammino virtuoso.
Tiziano Conti