Don Chisciotte, liberamente ispirato all’iconico e visionario romanzo di Miguel de Cervantes, narra le avventure di un eroe fuori dal tempo, il cui spirito, infiammato dalla lettura dei poemi cavallereschi, anela a epiche imprese. Lo spettacolo, nell’adattamento di Francesco Niccolini, per la regia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer, sarà in scena al teatro Rossini di Lugo da venerdì 10 a lunedì 13 febbraio. Protagonista sul palco, oltre che alla regia, è Alessio Boni. Il suo don Alonso Quijano è un hidalgo, cioè un nobile, che vive nella regione spagnola della Mancia ed è un accanito lettore di romanzi cavallereschi. Il suo amore per queste narrazioni è tanto grande che non riesce più a distinguere la realtà dalle storie che legge e si convince un giorno di essere lui stesso uno dei cavalieri protagonisti di quelle avventure letterarie. Parte allora con il suo ronzino, un cavalluccio di poco conto chiamato eloquentemente Ronzinante, dandosi il nome di Don Chisciotte della Mancia, e decide di affrontare mille imprese e pericoli in nome della sua amata Dulcinea del Toboso. Accanto a Boni, sul palco, l’attrice Serra Yilmaz (insieme nella foto di Lucia De Luise) nel ruolo del fido scudiero Sancho Panza, giovane contadino simbolo di purezza di cuore, la cui saggezza di matrice popolare contrasta con la lucida e nobile follia di Don Chisciotte.
«Chi è pazzo? Chi è normale? – scrive Alessio Boni nelle note di presentazione dello spettacolo -. Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici. Di più: forse ci vuole una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici. La lucida follia è quella che ti permette di sospendere, per un eterno istante, il senso del limite: quel “so che dobbiamo morire” che spoglia di senso il quotidiano umano, ma che solo ci rende umani. L’animale non sa che dovrà morire: in ogni istante è o vita o morte. L’uomo lo sa ed è, in ogni istante, vita e morte insieme. Emblematico in questo è Amleto, coevo di Don Chisciotte, che si chiede: chi vorrebbe faticare, soffrire, lavorare indegnamente, assistere all’insolenza dei potenti, alle premiazioni degli indegni sui meritevoli, se tanto la fine è morire? Don Chisciotte va oltre: trascende questa consapevolezza e combatte per un ideale etico, eroico. Un ideale che arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. E che, involontariamente, l’ha reso immortale. È forse folle tutto ciò? È meglio vivere a testa bassa, inseriti in un contesto che ci precede e ci forma, in una rete di regole pre-determinate che, a loro volta, ci determinano? Gli uomini che, nel corso dei secoli, hanno osato svincolarsi da questa rete – avvalendosi del sogno, della fantasia, dell’immaginazione – sono stati spesso considerati pazzi. Salvo poi venir riabilitati dalla storia stessa. Dopotutto, sono proprio coloro che sono folli abbastanza da credere nella loro visione del mondo, da andare controcorrente, da ribaltare il tavolo, che meritano di essere ricordati in eterno: tra gli altri, Galileo, Leonardo, Mozart, Che Guevara, Mandela, Madre Teresa, Steve Jobs e, perché no, Don Chisciotte».
Sabato 11 febbraio alle 18, per la rassegna Gli incontri del Rossini, organizzata in collaborazione con l’Associazione Amici del Teatro Rossini, gli attori incontreranno a teatro il pubblico lughese.
Le recite dello spettacolo saranno venerdì 10 e sabato 11 febbraio ore 20.30, domenica 12 febbraio alle ore 16.00 e lunedì 13 febbraio alle ore 20.30. Informazioni e prenotazioni 0545/38542 o info@teatrorossini.it
Courtesy of Il Nuovo Diario Messaggero