Oggi, sabato 18, al Tondo la presentazione del libro su “Alla rovescia!”

In occasione della presentazione del libro “Alla Rovescia! Periodico di G.S. a Lugo (1967 – 69)” uscito a fine anno presso l’Editrice Il Nuovo Diario Messaggero, che ci sarà oggi, sabato 18 febbraio, dalle ore 15,30 alle 17,00 presso la Sala polivalente (g.c.) del Centro sociale Il Tondo, in Via Lumagni, 30/32 a Lugo riportiamo – per gentile concessione del settimanale Settesere – l’intervista a Paolo Galletti, allora vice direttore di “Alla rovescia”.

Alla Rovescia come nacque precisamente? Ci sarà stato un gruppo lavorativo più ristretto.

Io e mio fratello Giulio Galletti, uno al classico, l’altro allo scientifico. Uno di fatto capo redattore, l’altro curatore di cinema, musica. E poi Angelo Veronesi, liceo classico, il direttore caustico anti sistema, che ci ha lasciato qualche anno fa. Ed anche l’addetto al lavoro oscuro: Giorgio Baioni, aiutato in primis da Katia Sgalaberna, batteva a macchina sulle matrici gli articoli, ciclostilava, fascicolava e organizzava la distribuzione nelle varie scuole.

Poi quanto ci mise ad allargarsi?

Fin da subito si trovarono collaborazioni in tutte le scuole superiori di Lugo dove il giornale veniva distribuito semi clandestinamente. Con la nostra opposizione organizzata alla caccia alle matricole (forma di bullismo di allora) allargammo il numero dei collaboratori.

Nelle note di presentazione si sottolinea quanto fosse “variegata” la composizione della redazione e dello stesso movimento di Gioventù Studentesca. Si può dire che fosse un punto di forza? Nessuno temeva la caoticità? Da un movimento cattolico qualcuno potrebbe aspettarselo, e invece magari…

Gioventù Studentesca a Lugo era allo stato nascente, molto libera ed aperta anche grazie a don Beppe Tagariello e poi a don Leo Commissari. Ragazze e ragazzi si trovavano insieme e questo per l’epoca era già una grande novità. Momenti ricreativi e di divertimento si alternavano ad impegni sociali come la visita agli anziani della casa di riposo o la raccolta della carta a scopo caritativo. Si era molto permeabili allo spirito del tempo: “Lettera ad una professoressa” di don Milani era il nostro libro di riferimento. Di conseguenza i doposcuola in Abruzzo e a Lugo a Madonna delle stuoie. Martin Luther King, dom Helder Camara, il dissenso in URSS i nostri riferimenti. Nessun bigottismo, nessuna chiusura.

Quel giornale probabilmente ha lasciato molto, anche di professionalmente spendibile (per lo meno in termini formativi), a tanti di quelli che ci hanno lavorato. Hai poi visto, nella tua vita lavorativa, esperienze similari ad “Alla rovescia”? Pensi che quell’esperienza trattenga qualche cosa che oggi potrebbe essere ancora utile e/o attuale?

Sicuramente siamo stati molto fortunati a partecipare a questo momento magico. C’è chi, come Angelo Pergolini, è diventato un giornalista affermato. Personalmente ho contribuito ad altri giornali come La Malalingua, rivista del nascente movimento verde in Emilia Romagna, così come ho portato quello spirito nelle istituzioni regionali e in Parlamento. Altri: insegnanti, presidi, medici, professionisti, hanno vissuto la loro vita mantenendo uno sguardo di apertura al mondo.

Oggi è molto attuale recuperare lo spirito di allegra compagnia e di gentile innovazione del ‘67 e ‘68. Di quegli anni si raccontano solo alcuni aspetti riduttivi. Invece esperienze come “Alla rovescia” aiutano a capire la positività e complessità di una rivoluzione del costume e della cultura.

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