i
finanzieri del comando provinciale di Ravenna nelle scorse settimane hanno dato esecuzione al decreto emesso dal Tribunale di Bologna ai sensi della normativa di sicurezza antimafia con il quale è stata disposta l’applicazione della misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di cinque anni nei confronti di un 60enne di origini campane, pluripregiudicato e operante da anni nel territorio della provincia ravennate, ritenuto “socialmente pericoloso”.
Gli approfondimenti svolti dalle Fiamme Gialle di Lugo avrebbero permesso di accertare come a carico dell’uomo «risultavano, fin dai primi anni 2000, una serie di precedenti penali con reiterate condanne per furto, ricettazione, e frode fiscale» nonché «numerosi carichi giudiziari ancora pendenti, tra cui diversi procedimenti penali in corso per truffa, rapina, ricettazione e frode fiscale».
La numerosità e la tipologia delle condotte illecite a lui ascritte, «compiute anche come amministratore – di fatto e di diritto – di società commerciali», sono state dunque ritenute sufficienti per dedurre che l’uomo «abbia tratto dall’attività illecita la propria fonte di sostentamento, anche alla luce dei redditi irrisori ufficialmente dichiarati dallo stesso e da tutti i componenti del suo nucleo familiare». Attestata quindi dai finanzieri una «sperequazione tra i redditi dichiarati, insufficienti anche al solo sostentamento materiale del nucleo familiare, e il patrimonio invece accumulato» e sottoposti a sequestro «sei unità immobiliari (3 appartamenti, un deposito e 2 locali commerciali), 22 automezzi, l’intero capitale sociale di due società commerciali e un intero complesso aziendale, per un valore prudenzialmente stimato in 414.000 euro». In ogni caso l’uomo potrà far valere i rituali mezzi di impugnazione previsti dalla legge.
Non da ultimo, il 60enne «in più controlli a cui è stato sottoposto nel tempo è risultato frequentare altri pregiudicati, uno dei quali contiguo alla criminalità organizzata».
Courtesy of Il Nuovo Diario Messaggero