Gesù guarisce un cieco

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv9,1-41)

Domenica 19 marzo la Chiesa Parrocchiale dei Ss. Simone e Giuda ha proposto un ritiro spirituale per aiutare i fedeli a vivere la Quaresima con intensità e profondità, dando spazio alla meditazione e alla preghiera.

Il pomeriggio si è aperto con la Via Matris alle 15, poi alle 15.30 ha preso la parola il Vescovo, mons. Giovanni Mosciatti, con una Lectio Divina sulla guarigione del cieco (Gv9,1-41), premettendo che condividere un brano di Vangelo vuol dire vivere un avvenimento, ricevere qualcosa che poi porta frutto nel cuore di ciascuno di noi. Le ultime tre domeniche di Quaresima presentano tre grandi vicende che sottolineano con vigore il cammino di chi riceve il Battesimo nella notte di Pasqua, la Samaritana al pozzo, il cieco nato, la resurrezione di Lazzaro: Giovanni ci fa comprendere cos’è la fede e quali sono i suoi effetti.

Siamo davanti a una storia con tanti particolari, ha affermato mons. Mosciatti. Vediamone alcuni. Intanto il protagonista è ancora giovane, ha ancora i genitori, è sabato, giorno di riposo assoluto, i Farisei hanno una grande autorità, incutono timore, poi nella concezione comune un difetto fisico è la colpa di qualcuno, in questo caso dei genitori, è una punizione divina, un peso e una condanna a livello sociale. Gesù libera da questo schema terribile: tu hai commesso un peccato, sarai castigato, e ci dice invece che la cecità è un’occasione in cui si manifesta l’ombra di Dio, che nella fragilità si fa vicinanza e misericordia. Quanti Santi attraverso l’infermità hanno centrato la presenza nella loro vita della Sua potenza e ne sono stati testimoni!

Anche ai nostri giorni le prove non mancano, il Vescovo ha fatto esempi quotidiani di tumori, di Sla, prove attraverso cui il Signore compie il miracolo dell’opera sua.

La medicina per gli occhi è fatta di saliva e fango, e qui il pensiero va alla Genesi, alla creazione. L’uomo si lava, e questo rimanda al Battesimo, con la Samaritana l’acqua toglie la sete, qui l’acqua risana.

Una parentesi mia personale: all’omelia della Messa delle 18 mons. Carlo Sartoni dirà che pur potendo guarire solo con la parola, Gesù impasta acqua e fango, fa un lavoro servile, condannato dagli Ebrei per la giornata di sabato: ma il sabato è diventato un giorno di riposo per scopi umanitari, gli schiavi avrebbero lavorato senza interruzioni se non fosse stato istituito. E ha sottolineato che il cieco non aveva chiesto nessuna grazia, nessun miracolo.

Ma torniamo alla Lectio divina. Il ragazzo non ha visto Gesù, lo vedrà solo alla fine, non sa chi l’ha guarito. Spiega l’accaduto con realismo, non carica di niente le sue parole, i Farisei hanno preconcetti, sanno già le risposte, non hanno volontà di ascoltare, per loro chi fa qualcosa di sabato è un peccatore, forse la cecità era falsa, le elemosine sono state rubate: il dramma di chi sa già.

Anche noi abbiamo preconcetti, non ci accorgiamo dei cambiamenti dell’altro.

Per quattro volte il cieco risanato viene interrogato, lui che non ha studiato risponde a chi ha studiato tutto una vita: “ero cieco e ora ci vedo…..se costui non venisse da Dio non avrebbe potuto far nulla”. E viene cacciato da chi non vuole e non riesce a entrare in questa logica. Ora lui ha bisogno che qualcuno gli dica che il miracolo viene da Dio, e finalmente avviene l’incontro. Il cieco guarito si prostra davanti a Gesù, gli dice la sua fede e si sente rispondere:” E’ per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi”.

Il cammino del cieco è di ragionevolezza, di logica: ero cieco e ora ci vedo, una riflessione oggettiva, è il cammino di tutti noi che abbiamo avuto il miracolo dell’esistenza e abbiamo avuto l’opportunità di incontrare la fede, riconoscendo che diventiamo una luce nuova. Crediamo in Dio senza averlo visto, abbiamo fatto un cammino nella fede e possiamo dire: Signore riconosco la tua opera, riconosco la tua grazia.

Una Lectio potente, con cui proseguiamo il nostro percorso verso la Resurrezione.

Lucia  Baldini

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