I miei ricordi di Giuseppe Xella

La scomparsa di Giuseppe Xella mi rimanda ai miei anni giovanili, appena finita la scuola e il servizio militare.

Il mio primo lavoro fu alla Banca del Monte di Lugo, avevo vent’anni o poco più.

Insieme a Oliviero Penazzi, che lavorava alla Cassa di Risparmio di Lugo (due entità che ormai restano solo nella memoria dei lughesi con qualche capello grigio: ora esiste solo il Crédit Agricole Italia) decidemmo di proporre un gesto semplice. Trovarci cinque minuti prima dell’inizio dell’orario di lavoro alla Chiesa del Suffragio di Lugo, per recitare una preghiera, augurarci buon lavoro e iniziare la giornata con passione e con il cuore pieno di positività.

Preparammo un volantino e lo appendemmo nelle bacheche dei nostri luoghi di lavoro, invitando i colleghi a trovarsi insieme a noi, chi se la sentiva.

Una delle mattine successive arrivo Giuseppe Xella, insieme ad un suo collega di cui – purtroppo – ricordo solo il cognome: Ricci.

Ci ringraziò e ci fece quasi capire di essere stato sorpreso, positivamente, dal nostro gesto: egli era già Vice Direttore Generale della sua banca e noi due ragazzi appena assunti, che probabilmente pensavano di essere il perno attorno a cui girava il mondo.

Rimasi colpito dalla sua umiltà; dopo, ogni volta che lo incontravo, andavo sempre con la mente alla lezione che mi aveva dato: ogni essere umano è unico, irripetibile e pieno della sua dignità, qualsiasi sia il suo ruolo.

Un altro ricordo mi porto con gioia dentro il cuore.

Non riesco a focalizzar l’anno, ma potrebbe essere stato il 1994.

Giovanni Paolo II aveva indetto il primo “Incontro Mondiale delle Famiglie” e Google mi segnala che doveva essere domenica 9 ottobre: in Piazza San Pietro a Roma, oltre a vivere un momento molto toccante emotivamente ci prendemmo tanta acqua che metà sarebbe stata troppa.

Eravamo tutti annegati e Giuseppe ci portò nel pomeriggio, prima del rientro in pullman alle nostre case in Romagna, presso un convento di suore che ci diedero vestiti asciutti e ci rifocillarono.

Tutta l’avventura di quel giorno l’avevamo organizzata poco tempo prima con una telefonata: “Dottore, cosa ne dice se organizziamo un’andata a Roma per l’incontro delle famiglie”. La sua risposta, secca: “Certamente!” e in poco tempo noleggiamo un pullman e curammo tutti gli aspetti logistici dell’uscita.

Nel 1978 dalla Banca del Monte a Lugo, andai a lavorare alla Cassa Rurale di Faenza e quindi ci vedemmo di meno, anche se, quando divenne Direttore Generale della Banca di Romagna, qualche volta lo incontravo in piazza a Faenza.

Era sempre un momento piacevole ed edificante, perché si capiva subito che il suo cuore era pieno di attenzione: alle persone, alle situazioni sociali, alle realtà che possono incidere sulla comunità.

Lo incontrai l’ultima volta, gli appunti mi dicono che era il 19 marzo 2012. La BCC e la Fondazione Dalle Fabbriche nel Bando annuale delle Borse di studio per i giovani ne avevano promosso una insieme alla Diocesi di Imola sul tema delle parrocchie di collina e delle prospettive di utilizzo degli immobili.

Alla Conferenza stampa di presentazione venne a rappresentare la Diocesi, di cui era Economo.

Certo, non l’ho frequentato molto da vicino, ma alcune persone come lui hanno il dono che basta uno sguardo per darti serenità.

Davvero questa volta possiamo dire, con cognizione di causa, “Sono sempre i migliori che se ne vanno”.

Tiziano Conti

L’articolo si può trovare anche su Il Nuovo Diario Messaggero di questa settimana, che dedica l’editoriale e le tre pagine di apertura al ricordo di Giuseppe Xella.

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