Come ogni anno, l’ultima domenica di agosto
di Valeria Giordani
Ogni anno, per tre giorni che culminano con l’ultima domenica di agosto, le luci si accendono e i suoni delle preghiere si levano dal piccolo santuario di Santa Rosa da Lima, cappella dell’antica tenuta ‘La Palazza’ degli Spreti, in territorio tra Cortina di Russi e Traversara.
Si tratta di un gioiello barocco, da un paio di generazioni proprietà privata di una famiglia di agricoltori, nella persona di Ilio Guerra, che custodisce e cura con ammirevole dedizione questo santuario dalla dedicazione misteriosa. Correva infatti l’anno 1683, e gli Spreti dedicarono questa cappella, di fronte alla tenuta, alla santa morta in Perù nel 1617, beatificata dalla Chiesa già nel 1668 (poi canonizzata nel 1671: prima santa del Nuovo mondo, patrona del Perù, dell’America latina, delle Americhe e delle Filippine). Nella chiesa seppellirono anche (come si usava al tempo) una di loro, Marianna del Sale; nel corridoio centrale della chiesa, si calpesta la lapide.
Come si diffuse quindi fino a qui, dall’altra parte del mondo, e così presto (quando le notizie viaggiavano molto lentamente per nave), questo culto così lontano?
La spiegazione più verosimile è che gli Spreti l’abbiano ricevuto dalla frequentazione di corti europee (sicuramente francesi) in cui è stato trasmesso e da conquistadores spagnoli, di ritorno dalle Americhe con tutto il bottino di prodotti, merci e novità del Nuovo mondo.
Il santuario e la tenuta si trovano al punto d’incontro fra i territori di Cortina (frazione di Russi), Santerno (già in Comune di Ravenna) e Traversara (frazione di Bagnacavallo) e relative parrocchie. Si trovano a poche centinaia di metri dall’argine del Lamone, che fino a pochi anni fa era superabile grazie a uno stretto ponticello (detto ‘La Sgura’) oggi purtroppo interdetto alle auto.
Un filare di pioppi conduce dalla strada al santuario, molto richiesto per matrimoni in scenario campestre e romantico, e tappa di passeggiate didattiche sul Lamone.
La ricorrenza
Ricorre il 23 agosto l’anniversario di Isabel, chiamata Rosa di Lima per la sua bellezza, che si votò alla religione e al sacrificio, compiendo miracoli e portando alla conversione al Cristianesimo le popolazioni indigene. Nella ricorrenza, i peruviani gettano bigliettini esprimendo desideri nel pozzo che era la riserva d’acqua di Rosa, e si aspettano la realizzazione del desiderio entro l’anno. Qui, nella campagna romagnola, dalla parte opposta del Globo e rispetto all’Equatore, Ilio Guerra adempie puntualmente alla tradizione e organizza celebrazioni che i parroci locali svolgono con tre giorni di Rosari e una Messa finale la domenica sera, con tanto di esposizione di reliquie di Santa Rosa.
Anni fa, Ilio Guerra (appassionato di antiquariato) trasportò perfino davanti alla chiesetta una vera da pozzo, così che anche i convenuti potessero gettare il proprio bigliettino con la preghiera a Santa Rosa, in un ideale e grazioso gemellaggio con quanto fanno decine di migliaia di peruviani contemporaneamente dall’altra parte del mondo.
Il 28 agosto 2020 ha celebrato qui il Vescovo Lorenzo Ghizzoni, ricordando le Missioni e i missionari che da questo territorio sono partiti per il Perù.
Quest’anno la festa ha compreso anche un piccolo spettacolo musicale sabato sera; la celebrazione si è conclusa domenica scorsa (27 agosto) con la Messa serale -particolarmente suggestiva- e con il tradizionale rinfresco; le Messe sono state officiate da don Matteo Valentini, don Nicolò Giosuè e don Giovanni Samorè.
VALERIA GIORDANI