Facciamoci Sentire!, manifesto per una nuova ecologia

Finalmente un libro di teoria politica

Bruno Latour e Nikolaj Schultz , Facciamoci Sentire!, manifesto per una nuova ecologia,  edito da Einaudi, 2023

In questi tempi in cui la politica è morta, ridotta ad amministrazione dell’esistente, suddita del complesso militare industriale, della finanza speculativa e dell’economia fossile, non stupisce la mancanza di teoria politica.

Esiste la politologia che esamina insignificanti spostamenti di opinioni pubbliche manipolate dall’Infocrazia.

Ma non esiste un confronto tra diversi orizzonti di società, che sarebbe la politica.

Ben venga quindi un libro di teoria politica che si occupa del futuro con uno sguardo acuto anche sul passato.

La tesi di fondo: la necessità di costruire una classe ecologica che sostituisca le vecchie classi fallimentari liberaliste e socialiste e che si opponga alla reazionaria rinascente classe sovranista.

Il sistema di produzione si è rivelato  sistema di distruzione che mette a repentaglio le basi stesse della riproduzione della umana specie.

E il sistema di produzione, la sua patologica crescita è la bussola delle attuali classi dominanti che si contrastano solo sulla ripartizione dei decrescenti vantaggi.

Occorre una nuova cosmologia che metta al centro ciò di cui si vive, vale a dire l’abitabilità per noi della Terra.

Questa priorità segna una forte discontinuità della classe ecologica con le lotte precedenti di emancipazione, in gran parte dentro il perimetro della produzione.

Ma in continuità con le lotte, e non sono poche (orario di lavoro, diritto di voto, assistenza sanitaria pubblica, pubblica istruzione…), per sottrarre spazio al ferreo dominio dell’economia.

Non si propone alcuna decrescita ma una diversa prosperità basata sulla consapevolezza della nostra dipendenza di umani dal vivente, batteri del microbioma intestinale compresi.

Reinserire le umane attività, economia compresa, nei cicli biogeochimici naturali risulta di vitale necessità.

Lo scriveva negli anni ottanta in Italia, nella magmatica ed entusiasmante fase nascente dei Verdi, Aldo Sacchetti.

Latour e Schultz usano un linguaggio diverso, parlano di “avvolgimento dentro la natura delle umane attività”, ma il concetto risulta il medesimo.

Un abisso teorico separa questa prospettiva dai tentativi di conciliare il diavolo e l’acqua santa, non solo con le false pitture di verde ma anche con funambolismi retorici del tipo: “patto per il lavoro e per il clima”. Come se qualsiasi lavoro a prescindere, venisse prima del clima, senza il quale nessun lavoro risulta praticabile.

La natura non è una risorsa per l’economia, ma quello da cui dipendiamo per vivere.

Quindi scrivono Latour e Schultz occorre una lotta per le idee, premessa per ogni azione politica.

Qui registriamo anche in Italia una regressione.

Il nascente pensiero verde, complesso e olistico, è stato parcellizzato per comodità strumentali, ridotto a istanza particolaristica in un contesto contraddittorio, con derive sia opportunistiche che fondamentaliste.

Patetico il tentativo di proporsi come consiglieri del Principe, con ricette semplicistiche che durano il tempo di un comunicato stampa, a Principi che perseguono obiettivi opposti all’ecologismo.

Incredibile l’uso propagandistico di cagnolini ed affini da parte di esponenti di forze politiche che sostengono i lager degli allevamenti industriali.

Ma non risulta ecologico nemmeno un veganesimo che non parta dall’agricoltura biologica.

Mettere insieme la variegata complessità delle galassie ecologiste, nelle loro pratiche e nelle loro differenze, a partire del basso, dalla descrizione e dalle vertenze per costruire una nuova classe, che non si definisce in termini sociologici, ma in termini politici, è il compito attuale.

Il socialismo ha impiegato un secolo per costruire la sua forza. Oggi non abbiamo questo tempo.

Giustamente i due autori rimproverano ai partiti verdi di avere trascurato arte, cultura e religioni, senza le quali non si può costruire una classe nuova ecologista che sostituisca le vecchie classi fallite e si opponga alla rinascente reazione.

Panico e noia sembrano gli effetti della troppa vocazione pedagogica dei partiti verdi.

Troppo integrati, anche nel linguaggio, nel sempre meno importante sistema politico.

Questo manifesto suona la sveglia, apre un orizzonte, indica un compito storico difficile ma necessario.

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Paolo Galletti

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