Due diversi Donald Trump sono saliti sul palco per la chiusura della convention del Partito Repubblicano statunitense in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 5 novembre.
Il primo, quello del discorso che Trump leggeva dal gobbo elettronico, era pacato, ottimista, severo con Biden ma rivolto al futuro.
Il secondo, quello che ogni tre frasi smetteva di leggere e andava a braccio, era lo stesso Trump di sempre.
Il risultato – da una parte le parole pianificate dal suo staff per questa occasione, dall’altra quelle pronunciate istintivamente da Trump – è stato il discorso più lungo della storia delle convention politiche statunitensi, durato oltre un’ora e mezzo.
Il fatto che la parte del discorso scritta fosse meno aggressiva del solito, non significa che fosse più veritiera: Trump ha detto che è esplosa la criminalità, quando in realtà i reati violenti sono aumentati durante la sua presidenza e sono poi tornati ai livelli precedenti negli anni di Biden; ha criticato l’attuale amministrazione per le sue politiche sull’energia, nonostante gli Stati Uniti non abbiano mai fornito più energia di quanta ne producano oggi; ha accusato senza prove Venezuela e Salvador di aver abbattuto il numero dei loro reati spedendo i “criminali” negli Stati Uniti.
Il discorso non conteneva nemmeno una menzione dello stesso Biden, nella versione che avrebbe dovuto leggere, ma Trump non ha resistito a un certo punto ad andare a braccio e dire che “Biden è il peggior presidente della storia”. Sempre improvvisando, Trump poi ha parlato di “virus cinese” in relazione al Covid 19, ha accusato i Democratici di “barare alle elezioni”, ha usato il nomignolo “Crazy (pazza) Nancy” per definire Nancy Pelosi e l’espressione “Green New Scam” (la nuova truffa verde) per parlare del cambiamento climatico.
Dalla mezz’ora in poi, ogni due frasi lette dal gobbo Trump divagava e parlava a braccio per minuti e minuti.
È stato un finale paradossale per la convention del Partito Repubblicano, che per quattro giorni aveva dato l’immagine di un partito ottimista e unito in un clima festoso, con Trump che sarebbe stato più morbido, più umile, dopo l’attentato che l’ha portato a un centimetro dalla morte.
Lui ci ha provato, leggendo il testo del discorso “ufficiale” preparato dal suo staff: ha invitato gli americani a mettere da parte “discordia e divisione”, prima di divagare, accusare i Democratici di ogni nefandezza, promettere dazi “del 100 o del 200 per cento” o storpiare i nomi degli avversari politici e dei programmi tv che non gli piacciono, come da sue abitudini ormai inveterate.
Da quale Trump prenderà il sopravvento fino alla chiusura della campagna elettorale e al voto del 5 novembre dipenderà chi sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti e molto dei destini del mondo per il prossimo futuro.
Tiziano Conti