Usa: in una settimana si è capovolto il quadro

Domenica sera Joe Biden ha annunciato che non sarà il candidato democratico alle elezioni presidenziali USA del 5 novembre prossimo.

In una delle settimane più drammatiche della storia politica degli Stati Uniti tutto lo scenario della campagna elettorale di novembre, così importante e così difficile, cambia radicalmente. In sette giorni è accaduto di tutto, a cominciare dall’impatto emotivo dell’attentato al candidato repubblicano e la forza di quell’immagine, sangue e pugno alzato, con la quale l’ex presidente Donald Trump ha voluto reagire.

Ma poche ore dopo, con l’orecchio fasciato, affermando la protezione di Dio su di lui, Trump ha pronunciato alla convenzione parole che avrebbero voluto apparire moderate, mentre designava alla vice presidenza un candidato estremo.

Negli stessi giorni il presidente Biden, malato di Covid, si è rifugiato a casa sua nel Delaware, mentre fuori infuriavano davanti alla Casa Bianca le proteste dei militanti democratici, “Pass the torch (Passa il testimone)”, e le pressioni risolute dei leader del partito perché lasciasse.

Biden ha prima mostrato ostinazione nel voler resistere e domenica sera invece ha annunciato, al tempo stesso, la sua rinuncia e il sostegno a Kamala Harris. Non sappiamo se la scelta di Harris sarà confermata o se i dirigenti punteranno a una convenzione aperta per la scelta di un nuovo candidato, magari un governatore di uno degli Stati decisivi per l’esito finale che, comunque, sarà probabilmente nel nuovo ticket.

In ogni caso, da ora, inizia un’altra, nuova, campagna elettorale: l’esito, che oggi apparirebbe scontato a favore di Trump, può però essere rimesso in gioco. Perché bisogna partire da una realtà: l’America è spaccata in due e il dato nazionale del consenso ai due partiti lo conferma.

Fino a ieri i sondaggi assegnavano la presidenza a Trump, oltre alla possibilità di maggioranze repubblicane a Camera e Senato: un potere enorme nella sue mani, ormai imperatore all’interno del suo partito.

Il giorno del suo discorso alla Convention repubblicana, una sfilata di camion di Milwaukee, con su scritta una frase del candidato repubblicano: “Dittatore il primo giorno”, ci fa credere che la definizione di moderato – che pure il suo staff cerca di accreditare – non riesca a incidere sulla figura di un leader politico che ha sempre dichiarato, senza nasconderla, la sua radicalità.

Isolazionismo, disimpegno, costruzione di muri, avversione ai diritti fondamentali delle donne, demonizzazione dell’avversario, costituiscono da sempre la miscela di una piattaforma populista che incontra un vasto consenso nell’America profonda. Ma questa impostazione è, insieme, la sua forza e la sua debolezza.

I democratici potranno definire un programma e un ticket di candidati che, come hanno sempre fatto quando hanno vinto, tengano insieme e motivino scelte innovative, coraggiose e attenzione alla classe media.

Inizia ora una nuova fase della più importante campagna elettorale per una democrazia occidentale in questo scenario della storia così fragile.

Tiziano Conti

Foto Wikipedia di Gage Skidmore from Surprise, AZ, USA

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