CGIL: eroi o heroes?

 di Angelo Ravaglia

 L’anglomania dilagante ha fatto una nuova vittima illustre: la Cgil dell’Emilia Romagna.

 

 

In un megaposter promuove le iscrizioni per il 2021 definendo gli operai e le operaie  eroi, anzi…heroes.

Probabilmente ha ragione, visti gli stipendi e le condizioni di lavoro, ma perchè in inglese?

Forse per autoironia, o perchè fa figo, o per sentirsi più al passo coi tempi usando la lingua della globalizzazione?

Se fossi uno degli eroi, avrei qualche dubbio dopo l’uso strumentale (leggi indorare la pillola) che ne è stato fatto dalla politica e dai media: I care (Veltroni), spending review (Monti),  Jobs act (Renzi), navigator (Di Maio) senza dimenticare riders, i fattorini, ossia gli schiavi in bicicletta secondo una recente sentenza.

Consiglio non richiesto: raccomandiamo ai comunicatori della Cgil la visione in lingua originale con sottotitoli della vera working class (traduzione classe operaia, non è una parolaccia) rappresentata nei film di Kenneth loach dopo la cura Thatcher.

A proposito: vero eroe è stato quell’operaio che, da solo, ha fatto ricorso contro il licenziamento alla Corte europea di giustizia in Lussemburgo dopo la riforma dell’articolo 18 promossa da uno che mastica spesso l’inglesorum con un forte accento fiorentino.

Se non è un eroe questo, anzi hero…

Angelo  Ravaglia 

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