La nipote dell’SS e l’amica ebrea: insieme per gli 80 anni dell’eccidio

Domenica 24 settembre si incontreranno: Maite Billerbeck, il suo prozio fu tra i responsabili dell’eccidio del Lago Maggiore, ha cercato Rossana Ottolenghi, figlia di una sopravvissuta.

Per metà della sua vita Maite Billerbeck, oggi 54 anni, è stata una ragazza ribelle che ha combattuto contro l’autoritarismo della sua famiglia; per l’altra metà una donna che ha dovuto fare i conti con la vergogna e i terribili segreti che quella famiglia nascondeva.

La nonna le parlò di suo fratello maggiore, prozio di Maite, che era stato in guerra: era un capitano delle SS e si diceva avesse fatto qualcosa di brutto in Italia. Qualche tempo dopo digitò su Google il suo nome – Hans Roehwer – e trovò la sua foto in divisa, scoprendo che aveva fatto parte di un’unità speciale delle SS, chiamata “La guardia del corpo di Hitler”, colpevole di atrocità in tutta l’Europa dell’Est. Lui, il fratello di sua nonna, aveva comandato la strage degli ebrei del Lago Maggiore. Aveva dato l’ordine di ammazzare 54 persone, tra cui dei bambini, e di gettare i loro corpi nel lago.

L’estate dopo avere scoperto tutto prese la macchina e raggiunse il Lago Maggiore, per dieci giorni vagò a cercare tracce del passaggio dei nazisti, a Meina trovò la lapide che ricorda “i numerosi uomini, donne e bambini ebrei trucidati”.

Oggi Maite per la prima volta ha trovato il coraggio di commemorare pubblicamente le vittime. Domenica 24 settembre sarà sul lungolago di Meina, insieme al suo compagno Andreas e alle figlie di 19 e 15 anni.

Sono passati esattamente ottant’anni da quel settembre del 1943 quando i tedeschi da alleati si trasformarono in occupanti. Alla fine di quell’estate la divisione delle SS di cui faceva parte il prozio di Maite venne spostata sul Lago Maggiore, per bloccare le vie di fuga verso la Svizzera. Sul lago c’erano molte case di villeggiatura di ebrei milanesi. E lì, i nazisti, porteranno a termine la più grande strage di ebrei in Italia dopo le Fosse Ardeatine.

Se domenica Maite sarà a Meina, per ricordare e commemorare le vittime del nazismo, è stato possibile grazie a un’altra donna, Rossana Ottolenghi, figlia di Becky Behar, una ragazzina sopravvissuta a quelle stragi.

Si sono incontrate l’8 agosto scorso e insieme hanno condiviso i loro ricordi e i loro dolori.

Domenica il loro incontro sarà pubblico e insieme andranno al “Parco della Memoria e del Ricordo” creato nello spazio un tempo occupato dall’Hotel Meina, che allora era di proprietà di Alberto Behar, il nonno di Rossana Ottolenghi.

L’Hotel Meina dopo la guerra – Foto Wikipedia

La mamma di Rossana si salvò grazie all’intervento del viceconsole turco, musulmano, che era ospite sul lago dall’ebreo Alberto Behar. L’ufficiale tedesco gli disse allora di prendersi i suoi turchi e di portarli via. Quella notte stessa Alberto Behar mise tutta la sua famiglia su una barca e, attraverso il Lago Maggiore, raggiunsero la Svizzera».

Rossana ha scelto di dialogare con Maite perché ha sentito che sono unite dal bisogno di fare memoria.

“Non posso cambiare le cose: degli esseri umani sono stati uccisi e non si può rimediare a quella perdita. Ciò che invece posso fare, – afferma Maite – è non prendere parte alla negazione e al silenzio. Posso alzare la voce e ricordare”.

E anche per noi, ricordare, è un buon aiuto per vivere!

Tiziano Conti

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