Dov’era (soluzione) 

Tratto da: “Gli occhi di Baracca”: Lugo nelle foto di Paolo Guerra dal ’46 al ’59
di Giacomo Casadio

L’individuazione dei luoghi a distanza di tanti anni è a volte molto difficile.
Resta tuttavia il fascino della ricerca e della scoperta inaspettata.
Il gioco storico a cui ho invitato i lettori era molto interessante proprio per la sua difficoltà. Adesso intendo svelarlo. 

Questo luogo è stato totalmente modificato dal 1946.
Si tratta dell’inizio di Corso Mazzini a partire da Piazza dei Martiri. Il palazzo che spicca dietro alle donne è il vecchio stabile della famiglia Ricci, poi trasformato in un condominio con i portici.
Il muro è bucherellato dai colpi di arma da fuoco o dalle schegge di esplosioni e il selciato ricopre l’intera piazza, come quasi tutta la città.

Le due ragazze in bicicletta sono appoggiate ad un fittone all’inizio del vialetto di Viale Orsini in direzione della stazione. La strada che si vede dietro è Via Fermini e il palazzo con i pilastri che sostengono un balcone è quello d’angolo con Via Sassoli, nell’incrocio che include anche Via Baracca.
In quella casa abitava Paolo Guerra e l’incrocio era una specie di studio open-air del fotografo. Nel 1950 la famiglia si sarebbe trasferita in Corso Mazzini.

Questo luogo, ormai irriconoscibile, è Via Cento, a distanza di qualche anno dal sanguinoso evento che la colpì nel novembre del 1944. Guerra catturò con la sua Leica il luogo esatto, chiamato “Fantona”, nel quale sarebbe poi stato costruito un voluminoso edificio molto più tardi.

Il 22 novembre verso le ore 6.30 alcuni soldati tedeschi ubriachi vennero a lite con dei lughesi. Risultato: un morto tedesco e un ferito. La polizia militare accorse sul luogo e perquisì le case vicine sfondandone le porte e svaligiando le abitazioni. Furono rinvenute delle munizioni nascoste dentro le calze in un sottoscala dell’osteria Barattoni. Quindi vennero rastrellati 12 cittadini tenuti come ostaggi, due dei quali furono poi fucilati: Rocambole Mingarelli, falegname, e il carbonaio Italo Minzolini. Poi il comando tedesco prese una gravissima decisione: le case ai numeri 27 – 29 – 35 – 37 furono fatte sgomberare e fatte esplodere con le mine.

Molti altri cittadini furono poi rastrellati e costretti a lavorare allo sgombero delle macerie delle abitazioni demolite, che, in seguito allo scoppio, da quattro raggiunsero il numero di 10. Le case sventrate dalle esplosioni tedesche furono poi ricostruite e venne aperta una strada, via Fratelli Malerbi. 

Questa è la Via San Vitale (SS253) in direzione Lugo all’altezza della prima Zona Industriale. A sinistra si staglia la Chiesa della Madonna del Molino e in fondo è evidente il mulino Figna all’ingresso della città.
A poca distanza dal fotografo c’è un pastore con un piccolo gregge che bruca nel fosso. Siamo nel 1947.

Questa immagine è forse la più difficile da analizzare. Siamo nel 1947.
Si tratta di Via Fiumazzo dove ora si trova una grande rotatoria.
Sia la grande casa a destra che quella piccola a sinistra sono ancora esistenti.
I due ciclisti sono sull’incrocio che vede a sinistra Via Piratello (allora un viottolo di campagna) e a destra la stessa strada che poi si collega con la san Vitale (zona Somec).
In fondo si vede la Chiesa della Madonna del Molino, ancora senza campanile.
 

Voglio dare il mio indirizzo e-mail nel caso che qualcuno dei lettori abbia ricordi sulle immagini che inserisco e voglia farmeli conoscere, perché la storia è fatta di tante piccole storie: giacasadio@outlook.it


Giacomo Casadio

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