Tappare la bocca a chi pensa diversamente?

Vergognoso il ricorso della sinistra lughese

«Si è trattato di un tentativo ignobile, nella sua ingenua disperazione, di modificare il corso democratico degli eventi e lasciare senza rappresentanza parte degli elettori lughesi.
Naturalmente il Tar di Bologna ha rigettato il ricorso segnalandone la totale infondatezza, ma un simile atteggiamento da parte di forze che si definiscono di sinistra resterà una pagina nera nella storia politica della nostra città.»

Così il candidato sindaco Silvano Verlicchi commenta il ricorso proposto da Andrea Mengozzi, coordinatore provinciale di Sel, rappresentato dall’avvocato Fabrizio Casamento, affinché fosse annullata l’ammissione alle elezioni amministrative del 25 maggio della lista civica Lugo Popolare, espressione di persone che si riconoscono nella dottrina sociale della chiesa. «Per inciso – spiega Verlicchi – Fabrizio Casamento è esponente di punta del locale gruppo dirigente del Partito Democratico, e sino a circa sei mesi fa, unitamente ai suoi compagni Davide Ranalli e Maurizio Roi, era fanatico oppositore di Matteo Renzi in vista delle primarie del dicembre scorso.»

Motivo del ricorso la pretesa identità allo stemma del Comune di Lugo del logo elettorale di Lugo Popolare, che sostiene la candidatura di Verlicchi assieme alle liste Per la Buona Politica e Lugo Libera.

Il 3 maggio la seconda sezione del Tar di Bologna ha rigettato il ricorso, presentato il 30 aprile. E spiegato nella sentenza ai ricorrenti che l’art. 33 co n. 1 lett. b) del dpr n. 570/1960, da loro invocato come causa di esclusione di Lugo Popolare dalle elezioni, «ha per scopo quello di evitare la confusione del contrassegno con quelli utilizzati da altri partiti o raggruppamenti politici e non prevede espressamente il divieto di simboli propri del comune e riproducenti lo stemma». Tuttavia, ha chiarito ancora il Tar, «il ricorso appare comunque infondato anche rispetto alla prospettazione del ricorrente… Invero il contrassegno non utilizza un simbolo proprio del comune, in quanto, ad un esame complessivo, non coincide con lo stemma comunale come rappresentato dallo stesso ricorrente.» Dopo aver evidenziato le differenze tra stemma comunale e logo di Lugo Popolare, il Tar ha concluso che «in ogni caso, si ripete, quello che rileva è l’insieme del contrassegno, che appare diverso dallo stemma del comune. In conclusione, quindi, il ricorso deve essere rigettato siccome infondato.»

«Il candidato sindaco del Partito Democratico e di Sel, Davide Ranalli, – riprende Silvano Verlicchi – dovrebbe prima che con noi scusarsi con tutti gli elettori. L’attuale, ristretto, gruppo dirigente locale del partito, dopo non aver ritenuto i propri elettori degni delle primarie, continua a considerare la politica in un modo che non condividiamo assolutamente. Calpesta tranquillamente le regole della buona educazione e del rispetto personale, anche facendo della diffamazione e della delegittimazione dell’avversario la propria cifra politica, dimenticando quell’aggettivo “democratico” che dovrebbe rappresentare l’essenza stessa del partito, visto il nome che si è dato… Sarebbe questo il nuovo di cui straparlano tanto? Il nuovo sarebbe considerare destra tutto ciò che non è Pd? Il nuovo sarebbe considerare lecite mosse come questo grottesco ricorso pur di tentare di vincere le elezioni?

Quanto a Sel, che si è prestata al giochino sapendo forse di non avere molto da perdere, e il cui acronimo starebbe nientemeno che per “Sinistra e Libertà”, in che modo si distingue dal gruppo dirigente locale del Pd, come può essere così subalterna da allinearsi a questo assurdo modo di fare politica?»

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